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Rifiuti. Piemonte, operazione "Ferramiù": 7 arresti, a sequestro 43 milioni. Società lombarda falsificava documenti

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guardia di finanza
(DIRE) Torino, 29 giu. - Nella mattinata di oggi i militari della Guardia di Finanza di Torino, in collaborazione con i reparti del Comando Provinciale Napoli, stanno dando esecuzione, nell'ambito dell'operazione 'Ferramiù', ad un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale del capoluogo piemontese nei confronti di ulteriori sette persone (sei in carcere ed 1 ai domiciliari), per le ipotesi di reato di traffico internazionale di rifiuti metallici ed "emissione e utilizzo di documenti attestanti operazioni inesistenti".

Nel frattempo gli inquirenti fanno sapere che è in corso il sequestro preventivo di "un'azienda operante nel settore del commercio di metalli ferrosi nonché di beni", per oltre 43 milioni di euro, "tra cui disponibilità finanziarie, immobili e quote societarie riconducibili agli indagati". Le attività dirette dalla Procura della Repubblica di Torino rappresentano lo sviluppo di un'indagine condotta dai finanzieri successivamente agli arresti eseguiti nel marzo scorso a carico di 15 persone e ai sequestri disposti per oltre 130 milioni di euro, con perquisizioni in decine di aziende situate in Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Molise e Campania, oltre al coinvolgimento di società con sedi in Paesi dell'est Europa.

Gli investigatori hanno così permesso di individuare un'ulteriore società lombarda che preparava di fatto la 'copertura' burocratica e contabile dei rifiuti metallici "illecitamente reperiti sul territorio nazionale", attestandone falsamente la regolarità secondo i requisiti richiesti dalla normativa europea. Successivamente, i rifiuti venivano consegnati a fonderie o altre società commerciali del settore per essere reimmessi nel circuito produttivo. Affinché i rottami metallici non siano qualificabili come 'rifiuto', infatti, il produttore deve redigere e trasmettere ad ogni cessione una 'dichiarazione di conformità', in modo tale da consentire, in ogni momento, l'individuazione dell'origine del rottame e, dunque, la sua tracciabilità. La società 'filtro' lombarda si era, di fatto, interposta, nel recente periodo, nella filiera, "simulando un'effettiva attività di acquisizione intraUE" proprio per fornire un'apparente regolarità a ingenti quantitativi di rifiuti metallici. La complessiva azione investigativa ha consentito agli inquirenti, sino ad oggi, di disporre di 22 misure cautelari personali e di confiscare beni per un valore di oltre 176 milioni di euro, tra cui due aziende (in Piemonte e in Lombardia). (Nim/ Dire)



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